TEATRO
19 settembre
BENIN | Chiostro e PICCOLO Teatro Grassi | 20.30 | ingresso libero
CERIMONIA / SPETTACOLO SULLA CULTURA VUDU
a cura e con Michel Koffi Fadonougbo
e con i danzatori e i musicisti dell’Associazione Assileassime del Togo
Il Vudu affonda le sue radici nelle tradizioni orali di molte nazioni africane, in particolar modo del Benin, Togo, Ghana. La sua visione e le sue pratiche costituiscono una filosofia di vita che mette in una strettissima relazione di equilibrio e di armonia gli uomini e l’ambiente.
La cerimonia/spettacolo, in un progressivo viaggio dentro la spiritualità del Vudu, sarà articolata in tre parti: prima parte, introduzione alla filosofia del Vudu; seconda parte, uno spettacolo di ritmi del Vudu con danze e musiche rituali per vivere l’atmosfera della celebrazione del culto; terza parte, la più “intima”, che si rivolge a chi vuole avvicinarsi in maniera più partecipe alla cultura Vudu, per celebrare un rito di propiziazione.
Michel Koffi Fadonougbo, nato in Benin, giurista di formazione, si è specializzato nello studio delle società tradizionali del Benin e ha insegnato e diretto conferenze in diversi paesi africani ed europei; è anche scrittore, attore e griot.
20 | 21 settembre
REP. DEM. DEL CONGO | PICCOLO Teatro Studio EXPO | 21.30
LES LARMES DU CIEL D’AOUT / LACRIME DEL CIELO D’AGOSTO
di Aristide Tarnagda
regia Ados Ndombasicon Muguy Kalomba, Loic Bescond, Starlette Mathata, Marithe Mitongo
musica Loic Bescond
disegno luci Wedou Wetungani
produzione WAATO -BALABALA
In collaborazione con Festival Francophonies en Limousin di Limoges (Francia)
Prima europea
A mezzogiorno, sul ciglio della strada, nel cuore di una città senza nome, una giovane donna incinta. Un fuoristrada si ferma. Una donna le propone di aiutarla. “No, signora, grazie aspetto qualcuno.” Inizialmente diffidente, inaridita dalla solitudine, la voce si decide. Un viso si gira verso di noi e libera un fiotto di parole sepolte, frammezzate da silenzi e da domande sospese. Alcune parole ritornano senza sosta, come ritornelli lancinanti “capisce?”, ” il freddo, la malaria, il rhum”, “il mio uomo”, “i dodici colpi”, “vada”… Le parole della ragazza tessono un filo fragile che a ogni momento minaccia di rompersi. Abita quest’angolo di strada circondata dal frastuono e dai rumori della città: automobili, passanti, radio, musica, cani, detonazioni, macchine… La ragazza fa parte di questo rumore, di questa pulsazione urbana. Ma nella parte più profonda di questi intrecci sonori fa sentire la sua musica, la sua storia. La scrittura estremamente tagliente di Aristide Tarnagda, nato nel 1983, una delle voci più promettenti della drammaturgia africana, fa sorgere, attraverso storie individuali, domande cariche di senso che dilaniano il mondo d’oggi: la corruzione, l’ingiustizia, il degrado. Lo spettacolo ci rimanda l’immagine di un’Africa urbana immersa in tutto ciò.
Aristide Tarnagda nato nel 1983 a Ouagadougou in Burkina Faso ha già scritto una dozzina di testi teatrali. La sua scrittura vibrante e poetica si è fatta immediatamente notare sia nel suo paese d’origine che in Francia.
20 | 22 | 24 settembre
CAMERUN | Chiostro del Teatro Grassi | 20 settembre – 19.30 | 22 settembre – 21.00 | 24 settembre – dalle 15.30 alle 19.30 | ingresso libero
MINKANA
di e con Binda Ngazolo
con Olivier Elouti traduttore in scena
Prima Italiana
Per la prima volta in Italia, Binda Ngazolo fonda il suo lavoro a partire dall’incontro fra la tradizione BETI del Camerun, il suo paese d’origine, e la cultura delle grandi metropoli africane. Con Minkana, titolo che riunisce una serie di storie, Ngazolo, nella pratica della sua affabulazione, si misura anche con il presente raccontando storie urbane, attraverso le quali traccia il ritratto di persone “qualunque” delle grandi città africane, e ci ricorda che il “racconto” è all’origine di tutte le altre modalità del raccontarsi: teatro, cinema, sketch, rap.
Binda Ngazolo, narratore, attore, regista, ha partecipato a numerosi festival internazionali.
Olivier Elouti, camerunese, dal 2000 vive in Italia dove lavora come attore e regista.
21 | 23 settembre
COSTA D’AVORIO | Chiostro del Teatro Grassi | 19.30 | ingresso libero
KPOMBOSSOU-AMBOMBOSSOU-KOKOFOUSSOU–ANDOH
CONTES A L’AFRICAINE
di e con Manfeï Obin
con Olivier Elouti traduttore in scena
Prima Italiana
Musicista e cantastorie della Costa d’Avorio, fondatore del primo Festival di Racconti ad Abidjan nel 1992. Obin porta i suoi racconti in giro per il mondo da circa un quarto di secolo. A Dakar, dove lo abbiamo incontrato, durante il Festival delle Arti Negre, ci ha incantati con la storia di Kpombossou-Ambombossou-Kokofoussou–Andoh, un bambino che nella pancia di sua madre da soli quattro mesi, comincia a negoziare la sua libertà per uscirne. La libertà, la diversità nella sua accezione positiva, lo sguardo ironico sulle contraddizioni umane, permeano l’arte di questo cantastorie. La sua aria gentile e mite, insieme alla sua straordinaria abilità, ci dispensa momenti di saggezza che si vorrebbero, dovrebbero, fissare nelle nostre menti.
23 settembre
SUDAFRICA | Piccolo Teatro Grassi | 21.00
THE TRAIN DRIVER / IL CONDUCENTE DEL TRENO
di Athol Fugard
traduzione Margherita Laera
con Mamadou Dioume, Roberto Trifirò
regia Roberto Trifirò
sculture di Moussa Traore
The Train Driver ha debuttato in prima mondiale il 24 marzo 2010 al Fugard Theatre di Città del Capo, presentato all’Hampstead di Londra nel novembre 2010. La pièce è ambientata nel cimitero di Shukuma, un campo abusivo nella periferia di Port Elizabeth. Rudolf Visagie, bianco, un conducente di treni gravemente disturbato, è alla ricerca ossessiva della tomba di una donna e di un bambino senza nome. Simon Hanabe, nero, è addetto a scavare le fosse per i morti senza nome. Ispirato a un fatto di cronaca verificatosi nel 2000 (un incidente ferroviario che ha coinvolto Pumla Lolwana, una donna nera e i suoi tre bambini), i due personaggi danno vita a un dialogo nel quale riaffiorano gli echi, insieme a sensi di colpa e impotenza, della tragica segregazione razziale che ha dominato a lungo il Sudafrica.
Athol Fugard, drammaturgo, scrittore, attore e regista sudafricano. Figlio di madre Afrikaner e padre irlandese è conosciuto soprattutto per le sue opere teatrali contro il regime sudafricano dell’apartheid e per il film del 2005 Tsotsi, tratto dal suo romanzo, vincitore nel 2006 dell’Oscar come miglior film straniero. Attualmente, insegna drammaturgia, regia e recitazione all’Università di San Diego in California.
24 | 25 settembre
SUDAFRICA/ITALIA | PICCOLO Teatro Grassi | 21.00
THE SYRINGA TREE
di Pamela Gien
traduzione di Maria Adele Palmeri
uno spettacolo interpretato da Rita Maffei
regia Larry Moss e Rita Maffei
speciali collaborazioni artistiche di Jean-Louis Rodrigue,
Matt Salinger e Pamela Gien
disegno luci Stefano Mazzanti
realizzazione scene Luigina Tusini
costumi “Sartilegio” di Cristina Moret
cura tecnica Michele Pegan
una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
con il sostegno di Comune di Udine – Assessorato alla Cultura/Calendidonna 2010
in collaborazione con Matt Salinger
Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica;
Premio Franco Enriquez 2010 per Rita Maffei
Siamo nei primi anni ’60, in un sobborgo di Johannesburg, durante le rivolte sociali e razziali, con le leggi che impongono ai neri di accedere alle zone bianche solo con un lasciapassare.
The Syringa Tree intreccia le storie e i destini di due famiglie, una nera e l’altra di bianchi, che attraversano quattro generazioni: dall’inizio dell’apartheid all’attuale Sudafrica libero.Rita Maffei dà corpo, voce e vibrante interpretazione a uno straordinario racconto polifonico che richiede alla sua interprete un ampio registro di accenti, comportamenti e stili interpretativi, in un continuo slittamento fra 24 personaggi diversi per sesso, razza, estrazione sociale, età. Rita Maffei ha ricevuto dal Centro Studi Drammaturgici Internazionali Franco Enriquez il Premio Franco Enriquez 2010 per questo spettacolo con le seguente motivazione: “Un’attrice sensibile e curiosa e soprattutto non omologata a scelte facili, l’unica, bravissima interprete di un testo difficile che ti fa innamorare per il suo ritmo e la pienezza del racconto…”
Pamela Gien, l’autrice di questo pluripremiato testo e sua prima interprete, è nata a Johannesburg, ma da vent’anni vive negli Stati Uniti. Lo spettacolo, dopo il debutto a Seattle e a New York, ha fatto una tournee mondiale.
Così la stampa americana sul testo della Gien: Benedict Nightingale – THE TIMES: The Syringa Tree sa evocare al tempo stesso una famiglia, una società, una nazione…
Pamela Gien getta uno sguardo al suo paese natale con occhi innocenti di bambina evitando il rischio di cadere nel didascalico e nel pietismo… Bruce Webber – THE NEW YORK TIMES: Coinvolgente dal primo minuto, esotico, complesso,
scioccante…Chiunque ami l’arte del narrare storie ammirerà il coraggio e l’abilità di Pamela Gien…