IL CONTESTO TERRITORIALE

San Siro è un complesso di edilizia residenziale pubblica, in capo ad Aler Milano, abitato ad oggi da quasi 12.000 abitanti, per un totale di circa 6.000 alloggi. Da una ricerca effettuata dal gruppo Mapping San Siro, è emerso come uno dei tratti distintivi del quartiere la grande varietà sociale e culturale: secondo i dati dell’anagrafe, la popolazione è composta da circa 85 nazionalità diverse, compresa quella italiana.
Le popolazioni di lingua araba (prevalentemente provenienti da Egitto e Marocco), così come quella Rom, sono riconoscibili all’interno del quartiere, anche per lo sviluppo di un “commercio etnico”.
Una seconda componente significativa all’interno del quartiere è formata da abitanti di origine italiana, in particolare i cosiddetti “abitanti storici”, residenti spesso da più di vent’anni e per la maggior parte anziani. Una condizione ricorrente dei membri di questa fascia è quella della solitudine: quasi il 20% della popolazione residente è composto da persone sopra i 75 anni, molte delle quali vivono in condizioni di isolamento.
A San Siro i residenti sembrano dunque dividersi in due gruppi: gli “abitanti storici”, depositari di una memoria collettiva che sta, per ragioni anagrafiche, lentamente sparendo, e il secondo gruppo costituito da una popolazione giovane e straniera, approdato nel quartiere a partire dagli anni Novanta.
A fronte di un quadro così articolato, i temi della convivenza interculturale e intergenerazionale diventano centrali e delicati, necessitando un luogo d’incontro che favorisca il dialogo tra le comunità. Mancano infatti dei presidi culturali di fruizione pubblica, quali una biblioteca o un centro ricreativo, possibili basi per uno scambio tra culture all’interno di un ambiente protetto.
La mancanza di luoghi e occasioni di comunicazione incentiva la frammentazione e la chiusura dei gruppi nazionali e linguistici, aumentando le difficoltà di instaurare un dialogo.
Uno dei pochi luoghi che molti riconoscono come spazio di convivenza è l’Istituto Comprensivo Cadorna che, con circa 35 nazionalità presenti, diventa luogo d’elezione rappresentativo della diversità e dunque della ricchezza del quartiere.
È possibile sostenere che le diverse reti locali (si pensi alla Rete Sansheroes ma anche al progetto Qubì Selinunte) creino occasioni di scambio, tuttavia, per le caratteristiche delle reti, più orientate all’intervento educativo e sociale, l’aspetto della promozione di proposte interculturali risulta poco indagato.

Estratti della ricerca a cura del gruppo Mapping San Siro

IL PROGETTO

a cura di Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
in partenariato con Politecnico di Milano – DAStU, Associazione Genitori Cadorna, Alfabeti Onlus
in rete con mare culturale urbano / Ludwig – offcina di linguaggi contemporanei, Custodi Sociali (cooperative Tuttinsieme, Genera, Azione Solidale, Comunità Progetto).

In un luogo come San Siro, in cui i punti di aggregazione e di ritrovo tendono a scomparire sempre più, si fa forte la necessità di un rilancio concreto e urgente sul piano della cura del cittadino e del luogo urbano, per cercare di arginare il sentimento di isolamento e abbandono da parte dei cittadini stessi.
È mettendo al centro gli abitanti che viene a costituirsi il progetto Caravansaray Selinunte San Siro, in qualità di cuori pulsanti e custodi del luogo, con le loro testimonianze di vita nel quartiere.
Da qui il concetto di drammaturgia urbana partecipata, che pensa la drammaturgia come qualcosa in continuo movimento, che cambia e cresce insieme alle vite di chi narra. Ascoltare è ciò di cui il teatro ha intimamente bisogno.
Il nome del progetto Caravansaray nasce dall’immagine del caravanserraglio: un luogo di sosta per le carovane che attraversavano il deserto. Soprattutto la sera, c’era l’opportunità di profondi scambi culturali tra persone che provenivano da posti diversi, favorendo la diffusione di idee tra le estremità del mondo.
Noi abbiamo immaginato un caravanserraglio in questo quartiere, come luogo di sosta e di scambio, utilizzando il mezzo teatrale come strumento essenziale per raccogliere e narrare le storie dei cittadini. Qui il lavoro dell’autore si rivela prezioso nell’ascoltare la comunità, raccontando e illuminando le storie di vita degli abitanti, attraverso un testo scritto finale. Abbiamo invitato gli autori a sostare nel quartiere, conoscendolo e dialogando con chi ci abita per radunare materiali e testimonianze, finalizzati alla stesura di testi scritti da rappresentare in scena.
Nel fare questo gli autori sono stati accompagnati da alcuni mediatori-facilitatori sociali, tra cui Custodi Sociali, Alfabeti e Associazione Genitori Cadorna durante la fase di studio e di raccolta dei materiali, per poi dedicarsi alla scrittura.
Il quartiere ha aperto così i suoi cortili, le sue portinerie e le sue piazze, rendendo possibile l’incontro con cittadini di ogni età e provenienza, per dimostrare ciò che può fare il teatro per innestarsi nella realtà e dare un apporto concreto alla vita di una comunità, agendo sulla vita e facendosi plasmare da essa.
La varietà di linguaggi utilizzati si fa testimone di una continua contaminazione e di un reciproco impegno: il rap, ad esempio, è stato oggetto di laboratorio con i ragazzi, oltre che la street art, le arti visive e la performance, nonché artisti molto diversi tra loro.
Ricordiamo in primo luogo le autrici, Bruna Bonanno, Angela Demattè e Anna Serlenga, l’autore e coordinatore drammaturgico Fabrizio Sinisi, il regista Benedetto Sicca, il rapper Daniele Vitrone, in arte Diamante, l’artista visivo Claudio Corfone, che si sono incontrati con altre competenze più scientifiche e accademiche, come per esempio quella del Politecnico di Milano.
Lo stesso discorso di cooperazione e incontro vale infatti anche per i numerosi altri soggetti coinvolti nel progetto, come gli urbanisti del DAsTU attivi nella co-progettazione, l’antropologo culturale del Politecnico di Milano Paolo Grassi, che ha curato le visite guidate nel quartiere, e ogni persona che nel suo piccolo ha contribuito alla creazione di una rete umana molto vasta.
Il progetto artistico si è delineato in maniera più puntuale con l’incrocio delle attività svolte in quartiere dal DAStU e delle altre realtà associative del quartiere, aderenti alla rete Sansheroes, costruendo una collaborazione in un quartiere che non è stato oggetto, finora, di importanti interventi di carattere culturale.
La questione interessa non solo l’estetica degli spazi, ma anche temi quali l’abitabilità, per immaginare un piano regolatore dell’anima, soprattutto in un contesto dove c’è una totale assenza di luoghi di aggregazione culturale (cinema, teatri, sale da concerti, biblioteche).
È proprio a partire da questa esigenza abitativa specifica del quartiere che il Politecnico ha posto le basi per progettare due interventi specifici sul territorio. Il primo, “Prendere cura per prendere parte”, sollecitato dal bisogno di riqualificare i luoghi comunitari, come il cortile anteriore della scuola Cadorna, per permettere la circolazione di storie e dunque la creazione di una rete di conoscenza reciproca.
Inoltre nel cortile di via Abbiati 6 è stato allestito un dispositivo teatrale aggregativo, in grado di fornire lo spazio per rappresentazioni temporanee.
È stata avviata inoltre una seconda azione, “Scatole dietro le quinte. Un archivio di storie dal mondo” con l’allestimento di una mostra sulla memoria del quartiere, la creazione di un osservatorio on line di testimonianze di soggetti della rete Sansheroes e di residenti e infine un lavoro di riallestimento della stessa mostra presso lo spazio Off Campus del Politecnico di Milano.

Gruppo di lavoro

OUTIS
Direzione artistica: Angela Lucrezia Calicchio
comunicazione: Alessia Tagliabue
ufficio stampa: Renata Savo
Videomaker: Bruno Bearzi
web: Iginio De Monti
consulenza per la comunicazione a cura di Belletuse
servizi amministrativi: Anna Biondi
tirocinio: Giorgia Colantuono, Eliana Rotella
Produzione esecutiva: Andrea Capaldi per mare culturale urbano / Ludwig – officina di linguaggi contemporanei
Organizzazione: Anna Ida Cortese

DAStU – Politecnico di Milano
Francesca Cognetti, Andrea di Franco, Liliana Padovani, Paolo Grassi, Ida Castelnuovo, Jacopo Lareno, Marianna Frangipane, Francesca Paola Milione

ASSOCIAZIONE GENITORI CADORNA
Sylvia Moneta, Monica Montagna

ALFABETI
Moreno Castelli, Carolina Borella, Bianca Bottero

CUSTODI SOCIALI
Giovanna Di Sciacca, Francesca Petrillo

GLI AUTORI E GLI ARTISTI
Benedetto Sicca (regia), Bruna Bonanno, Angela Demattè, Anna Serlenga, Fabrizio Sinisi (coordinamento drammaturgico), Daniele Vitrone in arte Diamante, Claudio Corfone (artista visivo)