San Siro è un complesso di edilizia residenziale pubblica, in capo ad Aler Milano, abitato ad oggi da quasi 12.000 abitanti, per un totale di circa 6.000 alloggi. Da una ricerca effettuata dal gruppo Mapping San Siro, è emerso come uno dei tratti distintivi del quartiere la grande varietà sociale e culturale: secondo i dati dell’anagrafe, la popolazione è composta da circa 85 nazionalità diverse, compresa quella italiana.

Le popolazioni di lingua araba (prevalentemente provenienti da Egitto e Marocco), così come quella Rom, sono riconoscibili all’interno del quartiere, anche per lo sviluppo di un “commercio etnico”.

Una seconda componente significativa all’interno del quartiere è formata da abitanti di origine italiana, in particolare i cosiddetti “abitanti storici”, residenti spesso da più di vent’anni e per la maggior parte anziani. Una condizione ricorrente dei membri di questa fascia è quella della solitudine: quasi il 20% della popolazione residente è composto da persone sopra i 75 anni, molte delle quali vivono in condizioni di isolamento.

A San Siro i residenti sembrano dunque dividersi in due gruppi: gli “abitanti storici”, depositari di una memoria collettiva che sta, per ragioni anagrafiche, lentamente sparendo, e il secondo gruppo costituito da una popolazione giovane e straniera, approdato nel quartiere a partire dagli anni ‘90.

A fronte di un quadro così articolato, i temi della convivenza interculturale e intergenerazionale diventano centrali e delicati, e necessitano un luogo d’incontro che favorisca il dialogo tra le comunità. Mancano infatti dei presidi culturali di fruizione pubblica, quali una biblioteca o un centro ricreativo, possibili basi per uno scambio tra culture all’interno di un ambiente protetto.

La mancanza di luoghi e occasioni di comunicazione incentiva la frammentazione e la chiusura dei gruppi nazionali e linguistici, aumentando le difficoltà di instaurare un dialogo.

Uno dei pochi luoghi che molti riconoscono come spazio di convivenza è l’Istituto Comprensivo Cadorna che, con circa 35 nazionalità presenti, diventa luogo d’elezione rappresentativo della diversità e dunque della ricchezza del quartiere.

È possibile sostenere che le diverse reti locali (si pensi alla Rete Sansheroes ma anche al progetto Qubì Selinunte) creino occasioni di scambio, tuttavia, per le caratteristiche delle reti, più orientate all’intervento educativo e sociale, l’aspetto della promozione di proposte interculturali risulta poco indagato.

Estratti della ricerca a cura del gruppo Mapping San Siro


IL PROGETTO


a cura di Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
in partenariato con Politecnico di Milano – DAStU, Associazione Genitori Cadorna, Alfabeti Onlus
in rete con mare culturale urbano / Ludwig – officina di linguaggi contemporanei, Custodi Sociali (cooperative Tuttinsieme, Genera, Azione Solidale, Comunità Progetto).

In un luogo come San Siro, in cui i punti di aggregazione e di ritrovo tendono a scomparire sempre più, si fa forte la necessità di un rilancio concreto e urgente sul piano della cura del cittadino e del luogo urbano, per cercare di arginare il sentimento di isolamento e abbandono da parte dei cittadini stessi.
È mettendo al centro gli abitanti che viene a costituirsi il progetto Caravansaray Selinunte San Siro, in qualità di cuori pulsanti e custodi del luogo, con le loro testimonianze di vita nel quartiere.Da qui il concetto di drammaturgia urbana partecipata, che pensa la drammaturgia come qualcosa in continuo movimento, che cambia e cresce insieme alle vite di chi narra. Ascoltare è ciò di cui il teatro ha intimamente bisogno.
Il nome del progetto Caravansaray nasce dall’immagine del caravanserraglio: un luogo di sosta per le carovane che attraversavano il deserto. Soprattutto la sera, c’era l’opportunità di profondi scambi culturali tra persone che provenivano da posti diversi, favorendo la diffusione di idee tra le estremità del mondo.
Noi abbiamo immaginato un caravanserraglio in questo quartiere, come luogo di sosta e di scambio, utilizzando il mezzo teatrale come strumento essenziale per raccogliere e narrare le storie dei cittadini. Qui il lavoro dell’autore si rivela prezioso nell’ascoltare la comunità, raccontando e illuminando le storie di vita degli abitanti, attraverso un testo scritto finale. Abbiamo invitato gli autori a sostare nel quartiere, per conoscerlo e dialogare con chi ci abita per radunare materiali e testimonianze, finalizzati alla stesura di testi scritti da rappresentare in teatro.
Nel fare questo gli autori sono stati accompagnati da alcuni mediatori-facilitatori sociali, tra cui Custodi Sociali, Alfabeti e Associazione Genitori Cadorna durante la fase di studio e di raccolta dei materiali, per poi dedicarsi alla scrittura.

Il quartiere ha aperto così i suoi cortili, le sue portinerie e le sue piazze, rendendo possibile l’incontro con cittadini di ogni età e provenienza, per dimostrare ciò che può fare il teatro per innestarsi nella realtà e dare un apporto concreto alla vita di una comunità, agendo sulla vita e facendosi plasmare da essa.
La varietà di linguaggi utilizzati si fa testimone di una continua contaminazione e di un reciproco impegno: il rap, ad esempio, è stato oggetto di laboratorio con i ragazzi, oltre che la street art, le arti visive e la performance, e gli artisti con approcci molto diversi tra loro.
Ricordiamo in primo luogo le autrici, Bruna Bonanno, Angela Demattè e Anna Serlenga, l’autore e coordinatore drammaturgico Fabrizio Sinisi, il regista Benedetto Sicca, il rapper Daniele Vitrone, in arte Diamante, l’artista visivo Claudio Corfone, che si sono incontrati con altre competenze più scientifiche e accademiche, come quella del Politecnico di Milano.
Lo stesso discorso di cooperazione e incontro vale infatti anche per i numerosi altri soggetti coinvolti nel progetto, come gli urbanisti e gli scienziati sociali del DAStU (Politecnico di Milano), attivi nella co-progettazione e nel curare le visite guidate nel quartiere e ogni persona che nel suo piccolo ha contribuito alla creazione di una rete umana molto vasta.
Il progetto artistico si è delineato in maniera più puntuale con l’incrocio delle attività svolte in quartiere dal DAStU e delle altre realtà associative del quartiere, aderenti alla rete Sansheroes, costruendo una collaborazione in un quartiere che non è stato oggetto, finora, di importanti interventi di carattere culturale.
La questione interessa non solo l’estetica degli spazi, ma anche temi quali l’abitabilità, per immaginare un piano regolatore dell’anima, soprattutto in un contesto dove c’è una totale assenza di luoghi di aggregazione culturale (cinema, teatri, sale da concerti, biblioteche).
È proprio a partire da questa esigenza abitativa specifica del quartiere che il Politecnico ha posto le basi per progettare due interventi specifici sul territorio. Il primo, Prendere cura per prendere parte, sollecitato dal bisogno di riqualificare i luoghi comunitari, come il cortile anteriore della scuola Cadorna, per permettere la circolazione di storie e dunque la creazione di una rete di conoscenza reciproca.
Inoltre nel cortile di via Abbiati 6 è stato allestito un dispositivo teatrale aggregativo, in grado di fornire lo spazio per rappresentazioni temporanee.
È stata avviata inoltre una seconda azione, Scatole dietro le quinte. Un archivio di storie dal mondo, con l’allestimento di una mostra sulla memoria del quartiere, la creazione di un osservatorio online di testimonianze di soggetti della rete Sansheroes e di residenti e infine un lavoro di riallestimento della stessa mostra presso lo spazio Off Campus del Politecnico di Milano.


IL PROGETTO ARTISTICO


Da un’esigenza di un confronto reale con il territorio è nata l’idea di porre l’autore nella condizione di dialogo con la comunità, non imponendo una visione dall’alto, ma partendo da storie e bisogni dei residenti, per dare vita a drammaturgie che siano espressione poetica della partecipazione dei cittadini. Il progetto artistico nasce quindi dal basso, ponendo le radici in un humus di convivenza in grado di creare identificazione e coesione, elaborando una narrazione condivisa per combinare la dimensione intima e insieme pubblica degli spazi urbani.

Qui cinque autori prescelti hanno stabilito una relazione con gli abitanti, in alcuni casi superando delle reticenze e dei silenzi, hanno composto dei racconti e cantato delle canzoni, provando ad arginare le diffidenze che si creano quando due mondi diversi, che non sanno ancora come parlarsi, entrano in contatto.

Nonostante l’epidemia, che ha segnato indubbiamente un cortocircuito, gli autori hanno dato vita a testi diversi – confluiti in un unico testo – che restituiscono un proprio personale tragitto: Bruna Bonanno ha scritto un corale di voci dove una pluralità di figure gioca al rilancio, come un’orchestra che tenti continuamente di superare il proprio volume e guadagnarsi l’orecchio dell’ascoltatore; Diamante ha costruito insieme ai ragazzi del quartiere delle martellanti litanie rap; Anna Serlenga ha aperto un piccolo zibaldone tutto al femminile di donne per lo più straniere, mentre Fabrizio Sinisi si è indirizzato verso la scrittura di una favola urbana.

Infine Angela Demattè ha scritto, in chiusura del testo, una lamentazione laica sui tanti morti che, purtroppo, il quartiere di San Siro ha avuto durante l’epidemia.

Insieme ad alcuni eventi focalizzati proprio sull’abitazione e la trasformazione del territorio, nasce l’idea di portare le storie di luoghi periferici direttamente nel cuore della città, sul palco del Piccolo Teatro, luogo fortemente simbolico in chiara sintonia con l’idea dei suoi fondatori, Giorgio Strehler e Paolo Grassi di “un teatro d’arte per tutti”. Il principio che la periferia “nutra” il centro, trova in questo spazio cittadino una sintesi.

Il teatro è una porta che ci apre alla conoscenza, alla bellezza, a una maggiore consapevolezza delle nostre radici, dei sentimenti degli altri che spesso ci fanno scoprire anche i nostri sentimenti nascosti.

È una possibilità nella quale si uniscono riflessione e passioni, storia e visione, individuo e collettività, reale e immaginario. È un modo per far nascere speranze, per coltivarle, per condividerle e ci aiuta a comprendere e ad avvicinarci a persone di culture diverse dalla nostra, regalandoci la possibilità di conoscere altro da noi.

Usiamo il teatro per restituire ai cittadini la possibilità di contare, di essere protagonisti, perché il teatro, attraverso le storie, racconta le persone.

Lo spettacolo è gratuito per gli abitanti del quartiere e aperto alla città di Milano, per consentire una partecipazione reale e un ingresso accessibile a tutta la cittadinanza.


AUTORI E ARTISTI


BENEDETTO SICCA

Regista e drammaturgo. Nel 2003 si diploma come attore presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Lavora in teatro con Luca Ronconi, con Massimo Castri, Mario Martone, Lorenzo Salveti, Giuseppe Marini e Ninni Bruschetta.
Nel 2008 fonda l’Associazione Culturale LUDWIG – officina di linguaggi contemporanei. Nel 2017 è Direttore Artistico del Festival Tramedautore, organizzato da Ouis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, al Piccolo Teatro di Milano.
Come drammaturgo e regista, dal 2009 vince premi ed è prodotto da numerosi teatri e Festival Internazionali, tra i quali il Napoli Teatro Festival, il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, CSS di Udine, il Festival Internazionale di Montalcino, Primavera dei Teatri, Festival delle Colline Torinesi, Benevento Città Spettacolo, Teatro Stabile di Napoli.

Ha scritto, prodotto e messo in scena: E, ù carestia? (2007), Quella scimmietta di mio figlio (2008), Il Principe Jorgos (2010), Les adieux (2010), Frateme (2011), Salvo i due o tre per le farfalle (2012), Idiots lab, Il silenzio dei cassetti (2013), Il viaggio – la dipendenza e QR code – una mano tu porga a sollevarmi (2014), Il giardino dei ciliegi (2014), La morte della bellezza (2015), Pigmalione (2016), Standing Monteverdi ed Eloquenza delle lacrime (2017), Il Combatimento di Tancredi et Clorinda (2019), Per Tutti! (2019), Pochos (2020).
Nell’opera lirica, collabora con Luca Ronconi come assistente alla regia di Semiramide nel 2011 al Teatro San Carlo di Napoli. Nel 2012 presenta presso la Cappella Sansevero di Napoli l’opera contemporanea Il Principe e la Rondine #1, di cui è anche autore del libretto.
Sempre nel 2012 collabora con Robert Wilson presso il Watermill Center (NY) come Produttore Esecutivo e Regista Associato nei progetti del Summer Program.
Debutta a luglio 2014 nella regia lirica con La lotta d’Ercole con Acheloo in occasione della 40° edizione del Festival della Valle d’Itria, dove, nell’edizione 2015, cura la regia di Medea in Corinto di Simon Mayr con la conduzione del Maestro Fabio Luisi. Nel maggio 2015 debutta con The turn of the screw di Benjamin Britten in occasione del Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 2017 è Regista Collaboratore per il primo allestimento dell’opera Shi-si faccia di Carlo Boccadoro, presso il Macerata Opera Festival.
Nel 2018 partecipa in qualità di Regista Collaboratore alla Trilogia Popolare di Verdi che ha inaugurato la stagione dell’Opera di Firenze come responsabile dell’allestimento di Rigoletto. Sempre nel 2018 in qualità di Regista Associato di John Turtutto si occupa dell’allestimento di Rigoletto presso il Teatro Massimo di Palermo e del riallestimento presso l’Opera di Xi’an in Cina.
Dal 2013 è assistente didattico presso il Centro Teatrale Santa Cristina e insegnante nel 2017. Dallo stesso anno è docente presso l’Accademia di Perfezionamento Rodolfo Celletti della Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca e Coordinatore didattico del Summer Program del Campus del Molino.

 


BRUNA BONANNO

Nasce nel 1997, a Catania. Studia Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nell’estate 2018 si diploma al corso di Autore teatrale presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. A Settembre 2018, vince il bando Camp degli Autori – Siae al Mare e viene selezionata da Residenza Idra per il Corso di alta formazione – Attore creatore. Il testo MeTe, pubblicato da Cue Press, è stato presentato al Piccolo Teatro di Milano nell’ambito di Tramedautore 2019 – Festival Internazionale delle Drammaturgie, organizzato da Outis.

 

 


ANGELA DEMATTÈ

Nata e cresciuta a Trento, dopo la maturità si trasferisce a Milano dove si laurea in Lettere Moderne e si diploma all’Accademia dei Filodrammatici.
Nel 2009 inizia la sua attività di drammaturga con il testo Avevo un bel pallone rosso, (vincitore del 50esimo Premio Riccione e del Premio Golden Graal Astro nascente per il teatro), messo in scena da Carmelo Rifici, che anche cura la regia degli altri suoi testi: L’officina – storia di una famiglia, il progetto Chi resta (scritto con Renato Gabrielli e Roberto Cavosi), Clitennestra o la morte della tragedia, Ifigenia, liberata (prodotta dal LAC di Lugano e dal Piccolo Teatro di Milano, 2016).
Negli stessi anni lavora su altri progetti: Stragiudamento e Lungh ‘me la Fabrica del Domm (regia di Andrea Chiodi), Stava la madre (vincitore dei Teatri del Sacro, regia di Sandro Mabellini), Guida estrema di puericultura, scritto con Francesca Sangalli (finalista premio Dante Cappelletti, regia di Renato Sarti). Nel 2014 lavora al progetto Mad in Europe, che vince il Premio Scenario 2015. Il suo lavoro è stato pubblicato in Italia (Editoria & Spettacolo) e in Francia (Les solitaires intempestifs).


ANNA SERLENGA

Diplomata all’Università Iuav di Venezia in Scienze e Tecniche del Teatro, è dottore di ricerca in Cultural Studies presso l’Università di Palermo. Ha lavorato come assistente alla regia per Gigi Gherzi nello spettacolo BABA e insieme a Pietro Floridia in Report dalla città fragile. Ha fondato, con Gherzi, l’esperienza di teatro cittadino Teatro degli Incontri (2010). Come regista, è stata selezionata ad importanti premi nazionali: finalista al Premio Kantor 2010, con lo studio Belonging – trilogia dell’appartenenza #01.nazione (2011); semifinalista al Premio Scenario 2013. Dal settembre 2012 svolge la sua attività registica in Tunisia, dove ha prodotto lo spettacolo MOUVMA! Nous, qui avons encore 25 ans, semifinalista per Premio Scenario 2013 e menzione speciale al festival Stazioni d’Emergenza. Vive tra Milano e Tunisi, dove ha fondato un collettivo teatrale, Corps Citoyen, e dove insegna alla Facoltà di Scienze Umane dell’Università di Sfax. Ha collaborato, in qualità di formatrice teatrale, con l’Institut Supérieur d’Art Dramatique (Isad) e l’Istituto di Cultura Italiana di Tunisi.


FABRIZIO SINISI

Drammaturgo, poeta e scrittore. Dal 2011 è dramaturg della Compagnia Lombardi-Tiezzi, per cui ha scritto il dramma in versi La grande passeggiata (2012). Nel 2014, in collaborazione con i nuovi Teatri di Bari inaugura il Progetto Goldoni, una trilogia di riscritture goldoniane nel Meridione contemporaneo: Gl’innamorati (2014), La locandiera (2015), Arlecchino (2017). Nel 2015 il testo Jekyll ottiene la segnalazione tra i finalisti del Premio Riccione Tondelli, del Premio Testori e del Premio Platea. Nel 2016 scrive Medea, trascrizione del mito greco all’interno di un reportage sulla prostituzione sulle strade italiane, con Elena Cotugno. Sempre nel 2016, va in scena nell’ambito di Tramedautore (organizzato da Outis) al Piccolo Teatro di Milano Natura morta con attori, regia di Alessandro Machìa. Nel 2017 partecipa al Global Shakespeare, progetto internazionale di riscritture shakespeariane da parte di autori contemporanei a cura del Teatro Bellini di Napoli, con il testo Giulio Cesare. Uccidere il Tiranno. Nel 2018 lavora presso il Piccolo teatro di Milano per realizzare la drammaturgia di Freud o L’interpretazione dei sogni di Stefano Massini per la regia di Federico Tiezzi, e debutta al Napoli Teatro Festival con Ritratto di Dora M., con la regia di Francesco Frongia, mentre presso il festival Primavera dei Teatri di Castrovillari esordisce con Eracle Odiatore per la regia di Gianpiero Borgia. Collabora stabilmente con numerose testate letterarie e teatrali come “doppiozero”, “balenabianca” e “indiscreto”. È dramaturg della Compagnia Lombardi-Tiezzi e del Teatro Laboratorio della Toscana. Dal 2015 è docente di Drammaturgia presso la Scuola di Scrittura Flannery O’Connor di Milano. Dal 2018 è drammaturgo residente presso il CTB – Centro Teatrale Bresciano.


DIAMANTE

Daniele Vitrone, in arte Diamante, rapper e cantautore italo brasiliano, esordisce nel 2001 con il cd Negri de Roma, album degli Indelebile Inchiostro, primo gruppo in Italia di soli italo/stranieri che cantano in italiano. Nel 2012 è fra i primi dieci in due concorsi nazionali di poesia (“Scrivere altrove” e “Campionato nazionale di poetry slam”). È il fondatore ed ideatore di “Barrio Nacional” e “Same blood”, due progetti che coinvolgono rappers da tutta Italia (con origini africane e sud americane). Attualmente è in studio a preparare il nuovo progetto musicale solista, lavorando parallelamente come coordinatore di laboratori di scrittura e rap in progetti educativi nel centro-nord Italia.

 

GLI ATTORI

I RAPPER


GLI INTERVENTI TEATRALI


INCURSIONI TEATRALI

Uno dei risultati dell’indagine sul territorio è stato quello di organizzare una serie di incursioni teatrali, per permettere la condivisione non solo narrativa, ma anche quotidiana di alcuni aspetti della cultura e degli usi di alcune etnie di San Siro.

In particolare:

Mercoledì 16 Settembre
Dalle 10:00 alle 12:00 | Incursione spettacolare con i Custodi Sociali – Colazione in Piazzale Segesta

Sabato 19 Settembre
Dalle 10:30 | The con le donne arabe che frequentano Alfabeti Ore 12:00 Caffè in piazza con la famiglia senegalese e altri che ha seguito Bruna Bonanno

Lunedì 21 Settembre
Ore 17:30 | Spartitraffico davanti Recordati – Incursione Rap con Diamante

Sabato 26 settembre
ore 17.00 | Cortile di Via Abbiati 6 | Cortile Spettacolare Inaugurazione della pedana (dal vivo!)
Reading di apertura a cura di Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
Un racconto a più voci, il senso di un progetto per il cortile
con Francesca Cognetti e Andrea Di Franco, Politecnico di Milano;
Angela Calicchio e Benedetto Sicca, Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
Sono invitati ad intervenire:
Sandra Suatoni, D.G. Creatività Contemporanea, MiBACT
Stefano Bolognini – Assessore alle Politiche Sociali, Regione Lombardia

LE RAPPRESENTAZIONI

venerdì 25 settembre | Piccolo Teatro Grassi
ore 20.30

sabato 26 settembre | Piccolo Teatro Grassi
ore 19.30

domenica 27 settembre | Piccolo Teatro Grassi
ore 16.00

Andrà in scena al Piccolo Teatro Grassi un progetto di drammaturgia partecipata per la rigenerazione di spazi urbani periferici intitolato “Caravansaray Selinunte San Siro”, che andrà a completare un’esperienza di dialogo svoltasi all’interno dell’area del quadrilatero di San Siro nel Municipio 7 di Milano.
Le tre giornate (concesse gratuitamente dal Comune di Milano) si rivolgeranno non solo agli abitanti di San Siro, ma a tutta la città di Milano, per creare un dialogo vivo tra palcoscenico e territorio circostante.

Testi di Bruna Bonanno, Angela Demattè, Anna Serlenga, Fabrizio Sinisi, Daniele Vitrone in arte Diamante
coordinamento drammaturgico Fabrizio Sinisi
regia Benedetto Sicca
testi canzoni rap di Diamante, Flo’w, Scock e Anima VDP
musiche di Damekuta e Diamante
in scena Francesco Aricò, Emanuele D’Errico, Dario Rea, Francesco Roccasecca e con i rapper Diamante, Flo’w, Scock e Anima VDP
aiuto regia Marialuisa Bosso
scene Luigi Ferrigno e Rosita Vallefuoco
costumi Giuseppe Avallone e Mariacarmen Falanga
light designer Giuliano Almerighi
sarta di scena Maria Laracca

Caravansaray è uno spettacolo che dà voce e intreccia una coralità di storie di vita, raccolte nel quartiere San Siro da cinque autori al servizio di un luogo ai margini, la cui ricchezza e diversità esplode, dalla periferia fino al centro, nel cuore della città. In una foresta di case sospese c’è Lui, un uomo solo e malato, isolato nei sobborghi della città, che guarda la televisione, riscaldato da una coperta.

Molti come Lui hanno affrontato un lungo viaggio in cerca della tanto agognata pianta dei soldi, per poi approdare in un inferno di ferro e cemento. Eppure, in quest’isola che non c’è, un modo per salvarsi esiste.

Ce lo racconta un’orchestra di elefanti senza orecchie e un piccolo coro di donne per due voci, diretti dalla voce oracolare di un poeta che canta per celebrare uno dei tanti morti e raccontare le storie dei vivi. Una pluralità di voci singole si raccoglie nella comunità del caravanserraglio, per trovare nella propria narrazione un motivo per continuare a lottare, in quel luogo pubblico e privato per elezione, in quello spazio di ascolto profondo dell’umano e dell’universale che è il Teatro.

 

Lo spettatore ideale – Fabrizio Sinisi

Un testo scritto è sempre la punta di un iceberg: il precipitato di un’enorme quantità di movimenti, impulsi, stimoli, percorsi interni che forse neanche l’autore, al termine del suo tragitto, riuscirebbe a ripercorrere all’indietro, rintracciando con esattezza le ragioni da cui scaturisce un episodio, un personaggio, una frase. Questo è tanto più vero per il progetto di Caravansaray, in cui il sommerso è immensamente più ampio del visibile, in un’operazione che fa convergere i percorsi di non uno ma ben quattro autori che non potrebbero essere più diversi. Un progetto che ha una genesi e una formazione lunga e stratificata, che si articola in momenti diversi e in criteri particolari, a cui spesso – purtroppo – gli autori teatrali e letterari non sono abituati.

Si fa infatti presto a dire: “lavoro sul territorio”. Il territorio – e il quartiere di San Siro non fa eccezione – si presenta come una superficie dura, difficile da scalfire se non con una lunga frequentazione, con pazienza, con costanza, con una interrogazione continua e una fedeltà tenace, condizioni necessarie perché si creino le premesse di una confidenza minima, di un linguaggio comune, perché insomma qualcosa finalmente si sveli: qualcosa di non banale, di non retorico – qualcosa di vero. Questo progetto ha concesso a cinque autori il lusso di un percorso ampio, il privilegio della pazienza, del tempo della ricerca.

Abbiamo frequentato per quasi un anno alcuni tra i principali luoghi di aggregazione e di coagulo sociale del quartiere: la scuola di lingue di Alfabeti, le ex-portinerie dei Custodi Sociali diventate sportelli e luoghi d’incontro, il centro di ricerca del Politecnico in via Gigante, le panchine di piazza Selinunte, le riunioni delle associazioni di quartiere, i cortili, i bar, le pizzerie, i luoghi d’incontro. Sono state trovate persone, agganciate delle storie, iniziate delle amicizie; sono stati approfonditi dei filoni, vinte delle reticenze, perforati dei silenzi; sono state accompagnate delle

lamentazioni, composti dei racconti, giocate delle tombole, cantate delle canzoni. Si è sfiorato insieme, tante volte, il ridicolo, la retorica, il senso d’inutilità che sempre si rischia quando si mettono a reazione mondi diversi che non si sono mai incontrati prima, e che ancora non sanno come parlarsi.

Questi percorsi hanno portato alla elaborazione di diversi testi drammaturgici, ognuno dei quali restituisce un personalissimo tragitto, una particolare acrobazia.

Bruna Bonanno ha scritto un corale di voci, un agonismo dove una pluralità innumerevole di figure gioca al rilancio, come un’orchestra che tenti continuamente di superare il proprio volume, di guadagnarsi l’orecchio dell’ascoltatore; Diamante ha costruito insieme ai ragazzi del quartiere delle martellanti, barocche litanie rap; Anna Serlenga ha aperto un piccolo zibaldone tutto al femminile, un coro di donne per lo più straniere, mentre io mi sono indirizzato verso una trasfigurazione fantastica, una sorta di favola urbana. Infine Angela Demattè – il cui testo chiude la drammaturgia – ha scritto un compianto, una lamentazione laica sui morti – i tanti morti che il quartiere di San Siro ha avuto durante l’epidemia.

Giacché l’epidemia ha tagliato in due questo lavoro, staccandone il troncone principale dal suo epilogo naturale. Ha segnato un cortocircuito, un tragico buco nero: diverse fra le persone incontrate in quartiere nei mesi prima, per lo più fra gli anziani, se ne sono andate.

I testi, pur diversissimi fra loro, hanno una forte caratteristica comune: sono corali, privi di personaggi comunemente intesi e di caratteri con una precisa fisionomia psicologica. A parlare sono piccole orchestre, nugoli di voci, schiere di fantasmi.

Se il quartiere ha una sua drammaturgia, è una drammaturgia plurale, incoerente, polifonica, che Benedetto Sicca, con una potente intuizione, ha voluto inchiodare a cinque corpi giovani, capaci di sintetizzare queste pluralità, restituire la pulsazione, la vocalità lontana e insieme viscerale di un quartiere che talvolta appare, al centro, lontano come un altro mondo e che invece del centro è il precipitato, la materia oscura. A volte il contrappeso o il contrappasso – ciò che non si vuole essere, ciò che non si vuole diventare. Non solo ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, ma anche ciò che potremo essere, ciò che forse già siamo. È un coro che nasce dalla periferia e parla al centro, per arricchirlo, nutrirlo e insieme per turbarlo; un coro in cui forse riconoscere ciò che di potente e vero già esiste – i cuori segreti di una città. Del resto è stato Alessandro Manzoni – un milanese, non a caso – a sostenere che il Coro teatrale ha una funzione primaria e imprescindibile: quella di «spettatore ideale».

 
Note di regia – Benedetto Sicca

In una foresta di case sospese, c’è Lui, un uomo solo e malato, un povero Cristo abitante di una periferia dura di Milano che guarda la televisione riscaldato da una coperta. E’ solo con i propri sintomi, la propria fantasia, con le proprie speranze e i propri ricordi. Tutto nella sua testa si affastella come in un sogno, in un delirio in cui le memorie si sovrappongono e si confondono ed il passato diventa il presente mentre il presente, probabilmente, non diventerà il futuro.

Questo uomo è alla ricerca dei propri figli, che scruta negli angoli bui di questa selva oscura abitata da personaggi grotteschi che parlano di sé, delle proprie avventure e dei propri bisogni.

I personaggi che Lui incontra si muovono in un girone infernale ed esperienziale in cui mancano gli elementi minimi per una vita dignitosa. Ciascuno di loro è costretto, infatti, a confrontarsi con una quotidianità fatta di mancanze: un tetto dignitoso, un lavoro edificante, la giusta assistenza sanitaria, cibo a sufficienza. Alcuni di loro hanno affrontato un lungo viaggio della speranza per approdare ad un’isola che non c’è, rivelatasi poi un inferno di ferro e cemento in cui persone fragili e senza alcuna prospettiva, di provenienze infinitamente diverse le une dalle altre, si ritrovano a condividere cortili, piazze e parchetti fatiscenti quando non abbandonati. Alcuni di loro sono immigrati, altri sono nati e cresciuti nel quartiere. Alcuni di loro parlano il proprio disagio, altri cantano la propria rabbia. Ma tutti insieme accompagnano Lui verso la sua ultima preghiera; tutti loro condividono con Lui la condizione di ultimi che affermano il diritto di vivere e di morire senza vergogna per ciò che si è e per ciò che non si ha.

Nonostante tutto sia difficile nella vita di questi personaggi, tutto parli di ghetto, separazione e abbandono, con la resilienza insita in ciascuno di noi, ognuno di loro trova, in se stesso o nell’altro una ragione per aggrapparsi a qualcosa di bello e luminoso e tornare a sorridere, a cantare a ballare.

Il testo di Caravansaray, mi ha posto di fronte alla necessità di organizzare voci e linguaggi profondamente diversi tra loro. Testi poetici, testi rap, testi fiabeschi e testi basati su storie di vita vissuta. Il sogno, la fiaba ed il delirio sono stati i tre elementi che mi hanno supportato nella messa in scena. In questi ambiti in cui tutto è possibile, ho cercato di collocare questo testo fortemente simbolico.

Gli spettatori, coro tacito ed intento si troveranno di fronte a delle figure che portano sul proprio corpo i segni della fatica quotidiana mescolati alle cicatrici della loro esistenza. Figure sghembe, esagerate e disomogenee che formano un coro di storie che, quadro dopo quadro, accompagnano Lui ad una straziante finale richiesta di serenità.

L’enorme ricchezza di storie di vita vissuta a cui gli autori si sono ispirati per disegnare i quadri di questa drammaturgia, le diverse culture ed etnie dei personaggi, mi hanno imposto di utilizzare il gioco del teatro con grande libertà, senza cercare di ingabbiare la messa in scena in una coerenza espressiva univoca, senza rispettare il genere, l’età e l’origine dei personaggi, senza imitarne l’accento di questo o di quel paese lontano, tradendo – di proposito – ogni forma di verosimiglianza. Ne è venuto fuori un viaggio nella mente di un uomo, Lui appunto, che innamorato e tradito dalla sua Milano, sublima la propria solitudine ed i propri ricordi in una danza rituale ed astratta imparata alla Tv.

 


PARTNER E RETE


I PARTNER

OUTIS

Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, fondato nel 1998, si occupa di teatro contemporaneo, privilegiando la scrittura teatrale, attraverso festival, rassegne, master di scrittura, un archivio di testi teatrali contemporanei italiani e stranieri. Attività principale è l’organizzazione di TRAMEDAUTORE – Festival internazionale delle drammaturgie, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, giunto nel 2019 alla XIX edizione.

 
POLITECNICO DI MILANO – DAStU

Il Politecnico di Milano – DAsTU è presente dal 2013 a San Siro, con il Laboratorio di ricerca e azione Mapping San Siro, promotore di diverse attività e progettualità per il quartiere. All’interno del progetto Off Campus, Mapping San Siro e il gruppo di ricerca del West Road Project (WRP), promuovono in modo congiunto attività di ricerca-azione, di didattica innovativa e di co-progettazione con le realtà locali e gli abitanti del quartiere.

ASSOCIAZIONE GENITORI CADORNA

L’Associazione Cadorna, che raccoglie in qualità di soci tutte le famiglie i cui figli frequentano i corsi organizzati all’interno dell’Istituto Cadorna dopo l’orario scolastico, ha messo innanzitutto a disposizione la propria rete capillare di conoscenza del labirinto umano che ruota intorno alla scuola dell’Infanzia e alla Primaria Luigi Cadorna, scuola statale che accoglie gran parte dei bambini del quartiere San Siro-Selinunte. Al centro: la relazione come strumento di conoscenza reciproca, di curiosità interculturale, di accoglienza, aspetti imprescindibili per il raggiungimento degli obiettivi che animano il progetto. Purtroppo, la chiusura della scuola durante l’emergenza Covid, ad oggi tutt’altro che risolta, e il lockdown hanno spuntato i nostri strumenti.

I mesi di chiusura hanno inevitabilmente bloccato il lavoro sul campo, la progettazione con genitori e bambini è stata diversa ma è comunque proseguita. I volontari reclutati sono pronti per concorrere alla realizzazione del progetto di allestimento permanente ideato dal DAStU Polimi per accogliere alcune delle presentazioni concepite dagli autori. Noi, come tutti, siamo impazienti di assistere alla magia di un teatro che anima gli spazi quotidiani e li riempie dei significati delle persone che li abitano. Siamo orgogliosi di aver un poco contribuito anche noi.

ASSOCIAZIONE ALFABETI

Alfabeti è un’associazione di volontariato attiva da oltre 25 anni nel quartiere San Siro, una zona variegata i cui abitanti rappresentano tutti i continenti e ceti sociali, dove donne e uomini immigrati si trovano ad affrontare diversi problemi in una società spesso ben poco accogliente. Alfabeti vuole favorire, tramite l’insegnamento della lingua italiana, l’inclusione dei migranti nella vita sociale e creare momenti di incontro, di dialogo, di amicizia e di scambio culturale per contrastare il razzismo e la xenofobia. Il contributo dell’Associazione al progetto Caravansaray è stato quello di creare un contatto tra gli autori e gli studenti della Scuola serale e della Scuola donne.

Nei mesi di novembre e dicembre 2019 e gennaio 2020, gli autori hanno assistito alle lezioni dei livelli più avanzati, portando in alcuni casi il proprio contributo personale con esercizi di improvvisazione in linea con gli argomenti trattati. In particolare le storie di alcune studentesse donne, frequentanti le lezioni mattutine insieme ai loro bambini, hanno contribuito alla realizzazione della sceneggiatura dello spettacolo.

Alfabeti ha avuto inoltre un ruolo nell’organizzazione dell’evento di lancio del progetto, che si è svolto il 31 ottobre 2019 presso la sede Mapping San Siro del Politecnico di Milano, con il coinvolgimento di Soumya, una cuoca volontaria di origine marocchina che ha condiviso con i partecipanti una tavola ricca di piatti originari del suo Paese.


LA RETE

MARE CULTURALE URBANO

mare culturale urbano è un centro di produzione artistica nato in zona ovest a Milano per costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale delle periferie: partendo da un forte legame con la dimensione locale, sviluppa scambi a livello internazionale e attiva processi di inclusione sociale, rigenerazione urbana e innovazione culturale.

LUDWIG – OFFICINA DI LINGUAGGI CONTEMPORANEI

L’Associazione Culturale Ludwig – officina di linguaggi contemporanei nasce nel 2008 e si occupa di drammaturgia contemporanea, lavoro sul territorio. Nel 2018 Ludwig trova la sua casa nella Cascina Torrette di Trenno, all’interno degli spazi di mare culturale urbano, di cui cura la programmazione artistica e culturale.

CUSTODI SOCIALI – COMUNE DI MILANO

Il Servizio di Custodia è un servizio del Comune di Milano che si avvale di operatori professionali di Enti Accreditati, attivi nell’ambito degli stabili di Edilizia Residenziale Pubblica di proprietà comunale (gestione MM SpA) e di proprietà Aler, in ogni zona della città. Collabora con i Servizi Sociali territoriali (SSPT), con i servizi di guardiania (Aler e MM) degli stabili e con le Associazioni del territorio.

I Custodi Sociali si occupano di monitorare situazioni di solitudine ed emarginazione all’interno di nuclei familiari fragili, anziani, disabili e minori e di prestazioni di aiuto domestico, cura della persona, accompagnamenti e commissioni. Inoltre i Custodi Sociali organizzano attività di socializzazione, attività ludico-creative e culturali attraverso la realizzazione di laboratori creativi ed eventi occasionali (uscite sul territorio, feste, pranzi, momenti di incontro/informazione su temi specifici).

La loro presenza negli sportelli di orientamento rappresenta un importante punto di riferimento per i cittadini con l’obiettivo di informare e orientare alle risorse e al corretto utilizzo dei servizi pubblici e/o privati sul territorio e aiutare nel disbrigo pratiche.

Abbiamo risposto alla richiesta di partecipare a Caravansaray ospitando gli autori del progetto in alcune delle nostre attività. Gli autori sono intervenuti all’interno degli spazi di socialità dei custodi sociali, luoghi dove i cittadini del quartiere si incontrano, creano dei legami di amicizia, delle relazioni e si raccontano. Gli autori hanno ricevuto stimoli e pensieri dei nostri utenti che hanno poi inserito nella narrazione finale.

IL TELAIO DELLE ARTI

Il Telaio delle Arti è un’Associazione di Promozione Sociale che opera principalmente nel settore delle artiterapie (danzaterapia, arteterapia, musicoterapia, teatro sociale), composta da un gruppo di professionisti che organizzano laboratori di gruppo, seminari e formazione, progetti individualizzati, momenti socializzanti.

SHARERADIO

Shareradio, radio web nata nel 2009 nella periferia Ovest di Milano, con l’intento di promuovere coesione sociale, si propone di coniugare nelle proprie attività forme di citizen journalism, story telling e media education, intese come apprendimento collettivo sui media finalizzate al cambiamento sociale. Promuove rubriche radiofoniche, dirette su eventi e laboratori di media education rivolti ai giovani.

IL DICIOTTO

Il Diciotto è il mensile di informazione e cultura per il municipio 7 di Milano, fondato nel 1980. Nasce come teatro-giornale di quartiere.

 



IL GRUPPO DI LAVORO

OUTIS
Direzione artistica Angela Lucrezia Calicchio | Comunicazione Alessia Tagliabue | Ufficio stampa Renata Savo | Videomaker Bruno Bearzi | Web Iginio De Monti | Consulenza per la comunicazione a cura di Belletuse | Servizi amministrativi Anna Biondi | Tirocinio Giorgia Colantuono | Produzione esecutiva Andrea Capaldi per mare culturale urbano / | Ludwig – officina di linguaggi contemporanei | Organizzazione Anna Ida Cortese

DAStU – Politecnico di Milano
Francesca Cognetti, Andrea di Franco, Liliana Padovani, Paolo Grassi, Ida Castelnuovo, Jacopo Lareno, Marianna Frangipane, Francesca Paola Milione

ASSOCIAZIONE GENITORI CADORNA
Sylvia Moneta, Monica Montagna

ALFABETI
Moreno Castelli, Carolina Borella, Bianca Bottero

CUSTODI SOCIALI
Giovanna Di Sciacca, Francesca Petrillo